2024
Il lavoro site-specific di Alessandro Cannistrà realizzato all’interno della sala espositiva dello studio G a cura di Giuseppe Stagnitta. Un tuffo in uno stato di coscienza fatto esclusivamente di sensazioni e di vissuto autentico in un “non-luogo” – oltre il tempo e lo spazio – ideale ad un’immersione all’interno degli oscuri boschi della sua mente. Immaginario tipico della sua poetica in bilico tra astrazione e figurazione, che riflette un paesaggio sospeso dove la natura, che si percepisce ma non si palesa. Le tracce di fumo lasciate dalla candela diventano rami e intrecci, orizzonti e boschi, ciò che è vicino è anche lontano. “Le trame evanescenti di un segno indefinito non si identificano e nella loro traccia si intravede un gesto puro”, come scrive lo stesso artista. Gesto che assume un ruolo fondamentale nel processo creativo dell’opera ispirata ai viaggi di Alessandro in Sud America in totale immersione nella natura e in se stesso.
2019 MELBOURNE RECIPROCAL
Reciproco è un progetto multidisciplinare che riunisce dieci artisti Italo-Australiani e Italiani di livello internazionale. Essi, combinati in cinque distinte coppie, collaboreranno alla realizzazione di nuove opere, frutto dell’incontro tra le loro pratiche e le storie individuali. Il risultato descriverà la relazione di ciascun artista con vari aspetti di identità culturale, formatisi sia in Europa che in Australia. Molti degli immigrati italiani che dal 1949 sono arrivati in Australia da bambini hanno acquisito fama internazionale come scrittori, musicisti, creatori teatrali, cineasti e artisti visivi. Molti di questi hanno reso la loro esperienza di migrazione un punto focale della loro pratica. Alcune domande interessanti possono sorgere come conseguenza di tali considerazioni: potrebbe esserci una disconnessione culturale tra artisti di origine italiana che sono cresciuti in Australia o sono emigrati qui da bambini e artisti italiani che sono nati in Italia e che risiedono ancora e hanno sviluppato i loro pratica lì? E come potrebbe manifestarsi tale disconnessione nelle pratiche artistiche di entrambi i gruppi?
TI RACCONTO UNA STORIA
Melbourne, si atterra nella metropoli multiculturale, da subito coinvolto dall’aria e dalla gente comincio a pensare al contributo per questo progetto RECIPROCO. Partito volontariamente senza avere in testa cosa proporre, devo mettere in ordine i pensieri, tutto converge sull’idea che non si vive solo nel presente (Zeldin), noi conserviamo nella memoria non solo ricordi e esperienze personali ma anche credenze e comportamenti derivati da epoche diverse, molto prima che nascessimo, da persone che non abbiamo mai incontrato.
Migrazione, tradizione, partecipazione, inclusione, unione, questi i punti base del lavoro per il Brunetti cafe dove trascorro un intera giornata per capire meglio il luogo e il linguaggio. Due giorni dopo incontro l’artista reciproco Eugene Carchesio, lui mi racconta che a Melbourne ci sono club di ogni regione italiana dove gli italoaustraliani si incontrano per ricordare la loro terra e le loro tradizioni, seduto nel bar Brunetti ascoltando in loop musica nostalgica italiana che esce da casse sparse per tutto locale, realizzo banalmente che sono in un “caffè a Carlton” (quartiere italiano) con quel classico caos del bar, tra piatti e ordinazioni, camerieri e cibo, bambini, caffè e gente che parla, capisco allora che devo usare quegli speaker per coinvolgere tutti, creare una dimensione surreale e confusa, una registrazione audio degli stessi suoni e rumori di 5 ore nei bar italiani, ascoltati sovrapposti a quelli reali nel Brunetti di Carlton, Melbourne. Un primo approccio di fusione di linguaggi e ricordi.
Successivamente parlando con molti italoaustraliani emigrati nel dopoguerra, ragiono sull’elemento che ha sempre unito tutti, “il cibo”, come argomento di discussione, memoria, partecipazione e fusione, realizzerò una spianatoia in legno su cui condividere un tradizionale pasto povero italiano del dopoguerra, la polenta, come raccontata dai nonni, si mangerà nella sala centrale del Brunetti ascoltando quell’audio, cercando di destabilizzare mentre si vive un esperienza d’altri tempi, il passato e il presente connessi dalla volontà e il piacere di ricordare.
Alessandro Cannistrà
2018 REPORT
2017 AIR
L’edizione 2017 curata da Lucia Zappacosta indaga il rapporto tra uomo, arte e natura, attraverso una concezione ecosofico-sistemica del processo creativo. La permanenza degli artisti nel paese per vari giorni, nonostante gli ardui obiettivi, ha modificato l’anomalo fenomeno. L’impegno che questi hanno riversato nel trovare un contatto con i paesani e i loro racconti si è tradotto in una concreta condivisione al progetto da parte della collettività, favorendo così il risultato ultimo e soprattutto mettendo in luce un fondamentale: è sconsigliabile “confezionare” un pur perfetto “prodotto” prescindendo dal fattore partecipativo dei padroni di casa.
AiR: Ecosofia e una Riserva per l’Arte.
Ciò che il visitatore, arrivando alle gole è invitato a vedere – o meglio a scoprire – nel cammino che lo attende, è il frutto di dieci giorni di residenza degli artisti invitati di volta in volta dal curatore individuato dall’associazione nella conduzione del progetto, quest’anno affidato a Lucia Zappacosta, direttrice artistica dell’Alviani Art Space di Pescara. AlessandroCannistrà, Lorenzo Kamerlengo e il duo olandese Debra Solomon e Jaromil sono gli autori delle opere che hanno arricchito l’edizione 2017 di AiR incentrate sul tema dell’ Ecosofia (termine coniato negli anni Sessanta del ‘900 che ribalta la visione antropocentrica del mondo) dove il rapporto tra uomo, arte e natura si mostra sotteso ai loro rispettivi interventi connessi alla dimensione socio-culturale della comunità stessa di Raiano.
Alessandro Cannistrà ha proposto un lavoro il cui punto di partenza è stato il coinvolgimento degli abitanti di Raiano, ai quali ha chiesto di lasciare un solo e preciso segno su una tela bianca, senza fornire loro particolari indicazioni, tantomeno forzandoli in una direzione e assumendosi anche il rischio di un possibile fallimento, qualora il suo tendere la mano verso ‘l’altro’, nell’idea di accorciare le distanze fra la vita quotidiana e l’aulicità dell’arte, si fosse risolto in un diniego di partecipazione. Il senso dell’azione di Cannistrà si configura, in tal senso, come un gesto che tende all’assunzione di responsabilità civile nei confronti dell’arte – ma anche del luogo – da parte di ogni cittadino, che vive e abita Raiano e le sue Gole e non solo, oggi arricchite di “segnali” che prima non c’erano e che si chiede di riconoscere come propri e non come estranei, in quanto espressione dell’attività umana. Ne è emersa un’opera il cui insieme di segni, sui quali in seguito l’artista è intervenuto con il mezzo espressivo del fumo – sua peculiarità – ha magicamente dato vita ai profili di quelli che appaiono come le gole stesse. Come se gli abitanti di Raiano, inconsciamente, avessero creato l’immagine di quel luogo che gli appartiene arricchendolo di qualcosa di molto più mistico. Quest’opera, sospesa fra visibile ed invisibile, pare toccare le corde di un Sublime tipicamente Romantico, dove la natura e la sua potenza si situano in quella soglia estetica che guarda agli effetti che l’opera (la natura) è in grado di generare sull’animo umano. Il quadro, allocato all’inizio del percorso, pare, inoltre, una proiezione, un allungamento dello spazio fisico delle gole, dove lo sguardo tende a perdersi nell’infinito. MARIA LETIZIA PAIATO – IL SEGNO
L’effetto benefico-sinergico di questa convivenza ha permesso a Cannistrà, in un lavoro relazionale, di rendere compartecipi circa 400 persone. Singolarmente, in totale libertà, hanno lasciato un solco sulla tavola lignea da lui predisposta che, solo in seguito, ha accolto per ultima, la sua conclusione a base di fuoco e fumo. L’opera dal forte valore sociale riconferma la trascendenza evocativa che lo caratterizza in cui tecnica e forma sconfinano liberamente per restituirci un’immagine rispondente a un maturo registro concettuale ed estetico. MARIO CIPOLLINI – EXIBART
2016 SINGLE DIALOGUE
L’artista declina la tradizione dell’arte in un’idea di contemporaneità totale. La coesistenza di linguaggi diversi caratterizza da sempre la ricerca di Cannistrà che, partendo dalla riflessione sulla natura intesa come “tutto”, crea universi di “senso” che prendono le mosse dall’osservazione dell’ambiente in cui viviamo e dall’interazione dell’uomo con esso. Fumo, luce e suono, consentono ad Alessandro Cannistrà di creare visioni inquiete, paesaggi eterei, interni ed esterni all’essere umano. L’idea della materia si fonde al concetto di tempo per trasformarsi in forma che spesso è la rappresentazione concreta di una visione interiore. Il progetto vede nuovi lavori, nati dalla diretta collaborazione dell’artista con professionisti di diversi settori per elevare l’arte, secondo il concept di DIALOGUE#1, in forma ampia, in cui superando il momento contemplativo dell’oggetto, trova posto la fruizione dello stesso.
Senza abbandonare la sua poetica, ma amplificandola, Cannistrà, crea nuovi contenuti, grazie al dialogo con diverse professionalità – strumento per approfondire ed accrescere la sua ricerca artistica. Il DIALOGO come accesso al futuro, l’alterità, rapporti e sinergie si creano tramite questo gesto legato all’inclusione piuttosto che l’individualità, predisporsi al contemporaneo con questo atteggiamento è la differenza che ci svelerà e creerà nuovi linguaggi. Alessandro Cannistrà DIALOGA con il gioielliere Paolo Mangano che interpreta così il suo lavoro realizzando anelli, pendenti, orecchini, spille, come fossero immagini/opere destinate a una parete, le fa indossare mantenendo il proprio stile fuso con la ricerca dell’artista. Lo stesso avviene con i packaging, dialogo con 2cArte e Caracol Studio, con il vinile che vede coinvolta l’editoria Colli, gli stilisti Lumen et Umbra, e le sonorità degli AltarBoy.
Cannistrà oggi guarda la Natura come un “tutto” mettendo in relazione i comportamenti dell’essere umano attraverso la letteratura, l’antropologia, la filosofia, la sociologia, ricerca il reale, l’immaginario, le fobie, le paure, ponendo il dialogo e l’alterità come unica soluzione per un futuro.
2016
Arte, scienza e politica non devono preoccuparsi di interpretare il mondo, ma di cambiarlo attraverso l’attivazione di una complessità di punti di vista che alimentano la dialettica della storia: devono sempre mettere in discussione lo stato presente delle cose. I sistemi chiusi e le idee codificate impediscono all’energia di fluire. Il principio di non contraddizione è definitivamente superato: ogni struttura vivente è in divenire sempre qualcosa di diverso da se stessa.
2014 MANIPHESTA ROMABRUCIANCORA
2014 ASCOLTARE PIÙ DI UNO DI ME
Spazio di ricerca e sperimentazione sul contemporaneo all’interno dell’Aurum di Pescara, diretto da Lucia Zappacosta, Alessandro Cannistrà presenta “Ascoltare più di uno di me” a cura di Marco Izzolino. Si tratta di un’installazione, un’opera totale, che predilige il linguaggio della latenza e sfrutta il fumo, il fuoco e la materia per collegarsi alle più avanzate sperimentazioni delle avanguardie del Ventesimo secolo. Tanti sono gli elementi presenti che rimangono nascosti, latenti: la tensione verso l’alto, il peso, il colore, la presenza di luce esterna alla superficie “dipinta”, il suono. Cannistrà lavora per sottrazione, ma tutto rimane presente in forma potenziale. L’artista modifica “concettualmente” il bianco indifferenziato delle pareti della sala che si ripiegano a creare una modanatura aggettante e irregolare in grado di assorbire elementi interni ed esterni all’ambiente, ma anche la fantasia e le suggestioni di coloro che entrano all’interno dell’installazione. Come una nebbia uniforme, il nerofumo impedisce qualsiasi possibilità di orientamento. Ma ciò significa anche che tutte le possibilità restano aperte. Bastano poche modificazioni nella sua composizione perché l’osservatore possa credere di intravedere qualcosa di corporeo, il “fantasma” di una figura. La sensazione (ancestrale) è quella di trovarsi all’interno di un bosco; la luce soffusa crea grandi ombre che proiettano oltre al profilo dei corpi anche le immagini dei racconti e dei ricordi delle persone. La tensione verso l’alto si tramuta in una tensione verso la propria interiorità e la necessità di esternarla. Al centro dell’installazione un oggetto definito, liscio, spigoloso che sfugge alla forza di gravità in grado di calamitare il pensiero. Questa mostra sintetizza in una sola installazione la ricerca artistica di Alessandro Cannistrà e rappresenta l’inizio della collaborazione dell’Alviani ArtSpace con diversi spazi di ricerca d’arte contemporanea in Italia. Il linguaggio di fumo e fuoco concettualizzato nella galleria “Officine dell’immagine” di Milano è stato utilizzato in una mostra da poco presentata presso il “Centro Cultural Borges” di Buenos Aires, organizzata dall’Ambasciata Italiana e dal Consolato Generale d’Italia, dall’Instituto Italiano di Cultura con la collaborazione del Governo della Città di Buenos Aires. Questo lavoro è stato, inoltre, esposto l’anno scorso allo Studio Lab, dipartimento di ricerca del “Liquid art system”. Oggetto di pensiero è stato invece presentato come progetto speciale della Galleria Toselli al MiArt 2014.